4 aprile 2012

"Accattatevi il grado! Gradi freschi freschi di giornataaa! Signora, si muovono ancora!!!!"

Recentemente ascoltavo una signora di mezza età tessere le lodi di un pollo ruspante che aveva avuto modo di mangiare in campagna, a casa di non so quale sua vecchia amica...

Raccontava in maniera così dettagliata del gusto, della corposità della carne, del profumo, dell'aroma sprigionato dallo spiedo, che vi assicuro, mi risvegliò un tremendo appetito!




Fiondatomi nella prima rosticceria a portata di mano, già con l'acquolina in bocca mi preparavo a gustare una bella coscia arrostita.

Sinceramente, più masticavo e meno riuscivo a ritrovare il gusto e l'aroma tanto decantato...
Quando, con enorme delusione pagai il conto e lasciai la sala, mi vennero in mente un paio di riflessioni.

Cosa rende gustosa la carne di un animale (non me ne vogliano i vegetariani!) e cosa, invece, rende sciapita ed insipida quella di un altro della stessa razza?

Cosa vuol dire Pollo Paesano o Ruspante?




Tutto dipende da come è stato nutrito, da come lo si è alimentato.
Lo stesso bipede, con gli stessi genitori, nutrito in maniera artificiale, con alimenti utili appena alla sopravvivenza e cresciuto ad ormoni, avrà il sapore del cartone del pane, vecchio di tre giorni.

Alimentato e cresciuto, invece, in maniera naturale, avrà il sapore che tanto entusiasmava la vecchia e che tanta acquolina richiamava nella mia bocca.

Lo so cosa avete fatto, adesso.
Avete alzato gli occhi per capire se eravate ancora su Aikido Vivo o vi eravate ritrovati, chissà come, su Pollame Oggi...

Dove voglio arrivare?
Voglio dire che un Aikidoka vale quello di cui si nutre.




I sentimenti che impara a ricercare nella sua pratica, quello che trasmette ai compagni,la maniera con cui vive nella quotidianità i suoi passi sulla Via.

Quanto contribuisce a tutto questo la figura del Maestro?

Secondo me, molto.

Credo poco a coloro che dicono di vedere nell'insegnante solo un manuale della tecnica, solo un esempio del movimento.
Sono convinto,invece, che un maestro passi molto di più ai suoi allievi: l'attitudine, la visione, la disposizione interiore nei confronti della pratica.

Un maestro che sorride, avrà allievi sorridenti, fidatevi di me.

Un maestro col volto  e l'espressione alla "cazzoguardi!", avrà allievi alla cazzoguardi.

Un maestro che commercia con la propria pratica, avrà solo "clienti" che comprano pezzi della sua pratica.

"Ti pago? insegnami Ikkyo."
"Ti pago? dammi il grado!"

Oggi vanno molto di moda i gradi Aikikai.






L'idea è che un maestro riconosciuto da qualcuno a Tokyo è più valido di uno riconosciuto solo in Italia.

In un mondo ideale, il maestro in questione sarebbe andato di persona all'Hombu Dojo a farsi esaminare e si sarebbe guadagnato il grado sul campo.

In un mondo ideale...

Nella realtà basta pagare (cifre esorbitanti), e la segreteria dell'Hombu ti riconosce senza problemi.

Pure la patente, se glielo chiedi (e glielo paghi)!




Dunque chi non se lo può permettere, si accontenta di lavorare a casa sua, magari facendosi un mazzo così, per portare avanti un discorso di insegnamento non lucrativo, per non speculare sugli allievi o semplicemente perché non è interessato a pettinare il suo ego mandando in vacanza la famiglia Ueshiba.

Ma lavora sodo, sudando sette keikogi, mettendosi in discussione continuamente, crescendo bravi allievi e devolvendo il proprio budget per fare seminari ed allenarsi invece che comprare gradi internazionali.

E agli occhi della gente vale meno di chi non fa un benamato caxxo, ed indossa il keikogi solo per farsi fotografare, ma ha pagato caro e amaro perché qualcuno del Sol Levante giurasse su sua cognata di conoscerlo da sempre e certificasse il suo essere "Bravo bravo in modo assurdo".




Qualcun'altro, come il sottoscritto, ha accettato i gradi Aikikai nonostante non gli fregasse un'emerita cippa della segreteria dell'Hombu o di dimostrare qualcosa a chicche & sia.

Semplicemente ha visto nel riconoscimento internazionale arrivatogli dal suo Caposcuola, nel mio caso anche senza averlo richiesto, una testimonianza del rapporto Maestro-Allievo che andasse al di là della Associazione Nazionale presso cui si fosse tesserato ed assicurato.

Nient'altro che utopia e sogni di mezz'estate, credetemi.

Gli Shihan intascano la metà dei soldi pagati per ogni grado (parliamo di circa 1200 euro per un sesto dan).

E dunque, come la storia ha dimostrato, riconosce senza problemi chiunque gli venga detto di riconoscere, purché paghi, cash e seduta stante, fino all'ultimo centesimo.




Sfogo a parte, davvero vogliamo vivere in un mondo dove le certificazioni comprate a caro prezzo sostituiscano il valore conquistato con l'esperienza, con lo studio, con il sudore?

Davvero vogliamo dare peso a qualcuno, solo perché ha un numero scritto sul libretto, dando per buono tutte le masturbazioni mentali che ci presenta come oro colato?

Noi abbiamo deciso di smettere.

La prima cosa che faremo, sarà di non comprare più i gradi in Giappone.
Il nostro valore può essere certificato soltanto dal tatami.
Dai maestri che ci hanno seguito passo per passo, se ne abbiamo ancora.
O dagli allievi, a cui doniamo il nostro sapere con il cuore, giorno dopo giorno, anno dopo anno.

La seconda è quella di non mettere più il nostro grado sulle locandine dei corsi e degli stages.
Chi vuol sapere qualcosa su di noi, leggerà ciò che scriviamo, ascolterà quello che la gente ha da dire o si farà un'idea dai nostri video.

In fin dei conti, non esistono pittori 3th dan, o attori riconosciuti col grado di Hollywood.




Esistono venditori di croste, o cani davanti alla telecamera.
Ed esistono artisti che vale la pena vedere, che sono capaci di regalare emozioni, di donare ispirazione o,almeno, riflessioni.


E,terzo, in F.It.A., abbiamo scelto di utilizzare per gli insegnanti un sistema di classificazione che non sia in riferimento al grado tecnico, ma che, semplicemente (semplicemente ?) definisca l'esperienza data dagli anni di insegnamento.

La quarta cosa è dire tutti insieme un gran "VAFFANCULO" a quelli che vogliono fare commercio del nostro sogno.
Che prendono i nostri ideali,i nostri sacrifici, i nostri sforzi e li vendono e svendono come mutande e calzini.
Che ci reputano privi di amor proprio, di dignità , di orgoglio personale solo perché ci sediamo dalla parte sbagliata del Kamiza e ci impegnamo a comportarci da allievi, fino in fondo.
Tutti insieme.
Uno,
Due,
Tre:


5 commenti:

  1. Sì ok ma...se ti porto un bel pollo ruspante di quelli allevati dalla mamma che grado mi riconosci?...

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  2. Non ho gradi aikikai(mi son sempre rifiutato d'averli).
    Non metto il grado sulle locandine da tanto tempo(anzi scrivo "allenamento" piuttosto che stage o koshukai).
    faccio parte di un'associazione(Progetto Aiki) che credo sia la più anarchica (in senso positivo) nel panorama italiano.
    Ma...
    Ho contribuito a far in modo che chi volesse i gradi aikikai li ottenga.
    Perchè...
    1)Penso che ognuno abbia le sue motivazioni ed è giusto poter offrire qualcosa a cui tiene.
    2)Il riconoscimento è vero che non sostituisce l'esperienza, ma nemmeno il contrario.
    3)il valore che la gente da al grado aikikai è un problema loro.
    4)se a me non importa del grado...non me ne frega una cippa anche di chi l'ottiene. Guardo altro in un insegnante, ben oltre il grado.

    detto questo concordo sul fatto che ultimamente nel nostro ambiente sembra di essere al mercato delle vacche. Ma non per i gradi, piuttosto per l'oramai inesistente valore della dignità, onore e correttezza. E quindi comprendo il tuo sfogo.

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  3. Questa riflessione è molto interessante:
    se solo ci pensiamo un attimo,non è forse con il confronto di prestazioni che oggi molti di noi credono di essere MEGLIO di altri?
    "Che macchina hai?Una skoda del 99...Ah,peccato io ho un Audi!"
    "Che telefonino hai?Un normale cellulare...AH peccato che non hai uno smartphone!"
    "Ah,fai aikido?Che cintura sei?Cintura verde...ma sono appena tre anni che studio...E non sei ancora cintura nera?Io dopo tre anni già avevo il primo dan!!!"
    "E il tuo maestro che dan ha?"...non proseguo oltre per non entrare in un giro infinito,ma queste sono le discussioni a cui mi riferivo.
    Personalmente finora niente di quanto scritto è cambiato,ma perché credo che non siano queste le cose che DEFINISCONO una persona.
    Quando ho cominciato il mio percorso di studio dell'aikido,ho avuto modo di fare una lezione di prova sia di iaido che di aikido.
    Ero una chiavica in tutto,eppure neanche per un attimo il maestro si è sognato di rimproverarmi,o di trattarmi in modo brusco.Anzi mi lasciava provare,intervenendo solo in rari casi...non ho fatto una ricerca su internet per vedere chi era,cosa aveva fatto,dove aveva studiato,con chi,se fosse mai stato in giappone...tutte queste cose le sto scoprendo man mano che lo conosco,quando andiamo al pub dopo le lezioni,durante gli stage.Una persona così può solo incoraggiarti a migliorare,sia nel dojo che nella vita ed è un piacere imparare con lui.Perchè anche lui è in un processo di studio,di ricerca continua che porta avanti insieme a tutti gli allievi.Non si può e non si deve ridurre una esperienza così unica e piacevole a un bieco commercio.
    Indosso ancora la cintura bianca e uso l'hakama(anche se per qualcuno questo è un sacrilegio!!) e spero di poter rimanere libero da tutto ciò che non è AIKIDO per molto tempo ancora.Grazie alla guida del mio maestro e amico!

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  4. Il mio Maestro ragionava cosi': quando sei in grado di subire le tecniche senza farti male puoi indossare l' hakama, cosi' negli stage non corri rischi. Per la nera ci si valuta, sempre ai raduni, lavorando con le altre nere. Nessun esame per gli adulti ma solo per i bambini.
    Ho sempre rimpianto il mio Maestro.

    Serena Pasqua a tutti

    Danilo

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